Sanshin

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Liuto a cassa, a spiedo (321.312-5-6). Discende del sanxian cinese, introdotto nel 1390 nell’arcipelago giapponese di Okinawa, centro dell’antico regno di Ryukyu. Come il suo predecessore, possiede un manico lungo e sottile, senza tasti. Questo si prolunga in un puntale o spiedo che attraversa la cassa di risonanza rettangolare. La medesima si costruisce con tavola armonica e fondo di pelle di serpente, in generale pitone, affinché coprano le fasce di legno. La denominazione di questo liuto dovuta al numero di ordini di corde (giapponese san = tre, shin = corda), pizzicate comunemente da un plettro di corno, che si accomoda all’indice destro. Durante il XVI secolo il sanshin si diffuse nel resto del Giappone e diede origine al shamisen. Attualmente è lo strumento più importante della musica classica e folklórica degli arcipelaghi Okinawa e Amani. Lo si usa come strumento solista o in complessi, accompagnando il canto e la danza. In Okinawa ha ceduto il suo nome al genere vocale e cortigiano utasanshin. Lung. 76,5 x larg. 15,5 x h. del sanshin 7 cm. Lung. plettro 1,8 cm. Donazione, Shigeturu Kamiya (suo costruttore), 1976. IM 621.