Shofar

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Tromba naturale dritta (423.121.21). Unico strumento del culto ebraico che sopravvive fino ad oggi. Secondo la tradizione rabbinica, simbolizza l’ariete sacrificato dal Patriarca Abramo al posto di suo figlio Isacco. Il corno sinistro di quell’ariete fu quello ascoltato sul monte Sinai (Exodo XIX: 13, 16, 19), prima menzione dello shofar nell’Antico Testamento. Il corno destro annunzierà il giorno del Giudizio Finale (Isaia XVII: 13; Zaccaria IX: 14), segno della salvezza di Israele. Ai tempi biblici questa tromba compi funzioni di guerra, oltre a quelle liturgiche. Più tardi la si usò in occasione di giubilo, ma anche come segno di allarme o in occasione di catastrofi, nell’intento di propiziarne il termine. Il Talmud stabilisce strette norme di uso e di costruzione. L’unico materiale da impiegarsi è il corno di un ariete o stambecco. Questo non si può alterare nella sua lunghezza e forma naturali. La minima fractura basta per renderlo inutilizzabile. Gli ornamenti con metalli preziosi, usanza mantenuta fino alla distruzione del Tempio, sono proibiti. Attualmente le prescrizioni sono divenute flessibili nell’Europa centrale ed orientale. Appena sommerso il corno nell’acqua bollente per ammorbidirlo, lo si schiaccia e si piega in forma di L. L’imboccatura si realizza mediante il semplice taglio della punta. Il contorno del padiglione spesso presenta un taglio dal profilo dentato. Lo shofar esegue solo quattro squilli, oggi riservati alla liturgia del Roshhashanah (Anno Nuovo) e Yom Kippur (Giorno del Perdono). Lung. 30 x larg. 5,8 x h. 14 cm. Donazione, Collezione Dott. Emilio Azzarini, 1964. IM 216.